La mia non è mai stata una famiglia numerosa. Sì, il parentame è vasto ed esteso, tanti zii e cugini di cui ricordo vagamente i nomi, le espressioni e i legami grazie a memorie residue di quando ero bambina, ma la vera famiglia è sempre stata composta dai miei genitori, mio fratello e i miei nonni. Sono cresciuta, gli eventi hanno fatto il loro corso, e oggi di nonna ne è rimasta solo una, e purtroppo non così presente come vorrei. Questo tipo di riflessioni sulla famiglia, il confronto con i gruppi parentali di chi ci sta intorno, si manifestano sempre puntualmente in uno specifico periodo dell'anno: l'inizio delle feste natalizie. Perché si sa, il Natale non si festeggia il 24 e il 25 dicembre, ma l'allegria inizia almeno venti giorni prima. Non ci sono storie a riguardo. The most wonderful time of the year è ormai arrivato, è tra noi, quest'anno con più anticipo che mai. Per quanto io ricordi, raramente ho visto in passato foto di alberi e decorazioni natalizie già il 25 novembre. Eppure quest'anno è andata così, la gente ha bisogno del Natale. Bisogno di passare qualche giorno di tranquillità e di riposo circondati da cose belle e dai propri cari, e lontano dalla pressione degli ambienti lavorativi, dalla fretta e dalla frenesia.
Quindi, da qualche anno a questa parte per la Vigilia di Natale noi siamo in cinque. Sempre gli stessi. Ogni anno ci chiediamo come organizzarci, se cambiare o fare sempre la stessa cosa, se fare una cena veloce e poi nanna o se cercare di prolungare un po' la serata per sentire di più lo spirito Natalizio. Le cose sono cambiate rispetto a tanti anni fa. Innanzitutto, e forse questa è la cosa che mi strugge più di tutte, a casa mia non si fa più il presepe. Niente più scatole di scarpe ricoperte da carta stagnola e dalla carta stellata, niente più capanna con bue e asinello, niente più villaggio con pastori e pecorelle. D'altronde, ormai siamo grandi. Difficilmente si cucina, tanto siamo tra di noi. Niente più polpettone di Nonna1, niente più baccalà di Nonna2, niente più ciambellone, e quasi sempre niente più lenticchie e cotechino. Poca musica, raramente qualche minuto speso per un piccola tombola o un veloce gioco a carte. Crescendo i regali sono sempre meno una sorpresa, diventano 'ciò di cui si ha bisogno', il più delle volte scelto insieme.
Eppure, nonostante il nervosismo dei miei genitori per una serata che in fondo è poco diversa dalle altre, e l'indifferenza di mio fratello che sì, ci vuole bene, ma meglio farsela alla larga e presentarsi direttamente a tavola, a me tutto questo piace. La nostra famiglia è così, piccola, un po' ripetitiva, ma calorosa. Confusione se ne fa tanta, qualche urlo scappa ogni tanto, però alla fine va tutto bene. E' vero, siamo mia madre ed io quelle più 'attive' affinché il tutto riesca e i regali siano belli ed apprezzati, ma a noi in fondo piace così. Amiamo vedere contento e felice chi ci sta intorno, farlo sentire amato. Per cui sì, i regali sono per lo più noti e 'necessari', ma alla fine, all'ultimo minuto, spunta sempre quel pacchettino di cui nessuno conosce il contenuto, quella sorpresa che racchiude tutto l'amore presente in un nucleo famigliare che nonostante battibecchi, litigi, incomprensioni e lontananze continua a lottare per stare insieme.
The most wonderful time of the year è qui, ci sta aspettando al varco. Per la prima volta nella mia vita non potrò 'fare l'albero di Natale' con i miei, ma lo troverò già bello fatto e con i regali ai suoi piedi al mio ritorno. Ho suggerito di lasciare da parte qualche pallina per me, giusto per sentirmi partecipe. Forse è proprio per questo che quest'anno mi sembra che il mio desiderio di Natale sia maggiore. Sono lontana dalla mia famiglia, il mio aiuto nelle cose quotidiane è molto limitato, così come il tempo a disposizione. Non posso fare l'albero, addobbare casa, andare a comprare i regali insieme, o semplicemente fare una passeggiata e bere una cioccolata calda insieme. Allora cosa fare? Come sentirsi utile? Cercando di rendere utile questa distanza. Siamo così lontani perché da dove vengo io c'è poco lavoro, mi sono dovuta spostare per guadagnarmi il pane e rendermi per quanto possibile indipendente e aiutare i miei genitori. Allora cerchiamo di dimostrare questa indipendenza con un'azione tanto banale quanto significativa in questo momento: pensare a tutti i regali più belli, sia utili che futili, che potrebbe piacere loro. Pensando a dei regali che possano sì essere qualcosa che effettivamente serve, ma che allo stesso tempo siano anche delle sorprese, qualcosa di inaspettato. Perché il Natale deve essere vissuto come un momento di gioia, di amore e di condivisione. Ognuno nel suo piccolo può fare qualcosa per far stare bene chi si ama, a prescindere dalla distanza che li separa. Insomma, mi sto trasformando in Babbo Natale, con la differenza che i regali dovrò affidarli al corriere dato che in valigia non ci stanno.
E' vero, a casa mia per la Vigilia di Natale siamo solo in cinque, nessuna tavolata, nessun cenone festoso fino a mezzanotte, ma io non vedo l'ora. Non vedo l'ora di passare quella serata con la mia famiglia, per quanto piccola ma nonostante questo molto rumorosa, nella casa in cui sono cresciuta, addobbata per l'occasione di rosso, oro e argento, con leggeri film natalizi in sottofondo.
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