In questi giorni si è parlato molto della tanto attesa consegna annuale delle statuette più famose del mondo: la serata degli Oscar. In particolare dopo il grande evento dell'Academy si parla tanto della gaffe avvenuta a fine serata per cui si è inizialmente proclamato il vincitore sbagliato, le cui immagini sono già diventati virali e di certo resteranno nella storia.
Sbagliare è umano, ma non voglio immaginare il groviglio di emozioni racchiuso nel petto di chi si trovava sul palco in quel momento. Ma mentre tutti parlano di questo, e cercano di stabilire se le statuette fossero meritate o meno, io devo confessare di non essere ancora riuscita a vedere neanche uno (o quasi) dei film candidati alle categorie più importanti. Cercherò presto di provvedere, lo giuro. In compenso però, ho recuperato la visione del vincitore per la categoria Miglior Film nel 2012: The Artist, di Michel Hazanavicius.
The Artist è un film inusuale più che particolare. Girato a colori, viene riprodotto interamente in bianco e nero ed è un film muto.
Un ritorno al passato che forse non tutti hanno apprezzato, ma che a me non è dispiaciuto affatto. Racconta la storia di George Valentin (Jean Dujardin), figura ispirata all'attore John Gilbert, grande star del cinema muto che con l'arrivo del sonoro, paradossalmente, perde la parola. Valentin infatti si rifiuta di recitare in un film sonoro, in quanto da grande artista qual è ritiene che non è necessaria la parola per riuscire a trasmettere delle emozioni al grande pubblico. Per questo motivo, in concomitanza con la crisi economica del '29, Valentin cade in disgrazia, e vediamo questa sua caduta in contrapposizione all'ascesa di Peppy Miller (Bérénicie Bejo), grande star del cinema sonoro che aveva lavorato in passato proprio con il grande artista.
Un ritorno al passato che forse non tutti hanno apprezzato, ma che a me non è dispiaciuto affatto. Racconta la storia di George Valentin (Jean Dujardin), figura ispirata all'attore John Gilbert, grande star del cinema muto che con l'arrivo del sonoro, paradossalmente, perde la parola. Valentin infatti si rifiuta di recitare in un film sonoro, in quanto da grande artista qual è ritiene che non è necessaria la parola per riuscire a trasmettere delle emozioni al grande pubblico. Per questo motivo, in concomitanza con la crisi economica del '29, Valentin cade in disgrazia, e vediamo questa sua caduta in contrapposizione all'ascesa di Peppy Miller (Bérénicie Bejo), grande star del cinema sonoro che aveva lavorato in passato proprio con il grande artista.
Inizialmente ci sembra di assistere ai capricci di un divo, che stanco di dover sottostare alle scelte del suo produttore decide di autogestire la sua carriera e di produrre da solo un suo film. In realtà la scelta di Valentin è molto più di un capriccio: rappresenta la lotta di un artista che fino ad ora era riuscito a coinvolgere il grande pubblico con la sua bravura e con il suo carisma e che si ritrova catapultato in una realtà in cui tutto ciò in cui aveva creduto comincia a perdere seguito. Valentin crede nei suoi ideali, ma questo lo porta a ritrovarsi improvvisamente solo, senza niente e senza nessuno accanto se non il suo cagnolino e il suo autista, che gli resta fedele nonostante tutto.
Ma il suo destino è strettamente legato a quello di Peppy, che nonostante il suo successo capisce cosa prova l'uomo e cerca in tutti i modi di aiutarlo, e lo farà in una maniera forse un po' inaspettata.
La scelta del regista di fare un film muto e in bianco e nero non è così sbagliata. Un film muto che racconta cosa accadde a chi faceva parte di questo mondo con l'avvento del sonoro. Non serve la parola per farci comprendere il dolore di Valentin nel perdere tutto ciò per cui fino ad ora era vissuto, eppure è proprio l'assenza di questa a portarlo in disgrazia. Il fatto che sia riprodotto in bianco e nero poi consente di immergersi più facilmente negli anni in cui è ambientata la storia, richiamando una finta nostalgia per un'epoca che la maggior parte di noi non ha vissuto. Vengono assunti dei toni inizialmente ironici e simpatici, per cui sembra quasi incredibile che si possa arrivare anche ad avere connotazioni drammatiche, cosa che invece accade. L'immagine cattura quasi completamente l'attenzione, distraendo da eccessive riflessioni su eventuali risoluzioni della trama. L'assenza della parola infatti porta il bisogno di dover interpretare gesti, espressioni, rumori.
Consiglio vivamente questo film non solo a agli appassionati del cinema, ma anche a chi interessa questo mondo nell'ambito più generale. Offre una possibilità per tutti di vivere un mondo in cui non eravamo ancora presenti e di renderci in qualche modo partecipi dell'evento che forse più di tutti ha rivoluzionato il modo di comunicare e di fare spettacolo.
Ma il suo destino è strettamente legato a quello di Peppy, che nonostante il suo successo capisce cosa prova l'uomo e cerca in tutti i modi di aiutarlo, e lo farà in una maniera forse un po' inaspettata.
Consiglio vivamente questo film non solo a agli appassionati del cinema, ma anche a chi interessa questo mondo nell'ambito più generale. Offre una possibilità per tutti di vivere un mondo in cui non eravamo ancora presenti e di renderci in qualche modo partecipi dell'evento che forse più di tutti ha rivoluzionato il modo di comunicare e di fare spettacolo.
Commenti
Posta un commento