Sono riuscita solo di recente a vedere "The Danish Girl", film del 2015 diretto da Tom Hooper e che vede come (favolosi) interpreti Eddie Redmayne e Alicia Vikander. C'è da dire che il nostro caro Leo ha rischiato grosso anche quest'anno! Ma vediamo una cosa alla volta.
La pellicola è l'adattamento cinematografico del romanzo "La danese" di David Ebershoff, biografia di Einer Wegener, prima persona a essersi sottoposta ad una serie di interventi per il cambio di sesso (assumendo così l'identità di Lili Elbe). La produzione vede degli inizi sofferti a causa delle continue rinunce da parte dei possibili registi e delle possibili attrici (che avrebbero dovuto interpretare il ruolo di Gerda Wegener, moglie di Einer), ma fortunatamente per noi nel 2014 il progetto va finalmente in porto. Le riprese si svolgono nel 2015 a Copenaghen e il film viene distribuito nelle sale tra l'autunno 2015 e gli inizi del 2016 (negli Stati Uniti è stato vietato ai minori di 17 anni non accompagnati).
Si ha l'impressione che gli autori abbiano scelto di focalizzarsi più sulla figura di Gerda che su quella di Einer/Lili, forse per "alleggerire" la storia dal dramma che in realtà viene raccontato.
Infatti, tranne che in qualche momento, sembra di osservare i cambiamenti di Einer tramite gli occhi di Gerda, senza poter effettivamente comprendere il dolore provato da quest' uomo nel rendersi conto di essere nato in un corpo che non sente suo. Vediamo dall'esterno la nascita di Lili, che sembra inizialmente fare parte di un innocuo gioco pensato per prendere in giro la gente mondana ma che poi diventa una parte sempre più preponderante nella persona di Einer. Il ruolo interpretato da Alicia Vikander è talmente rilevante da poter essere considerata co - protagonista, più che attrice non protagonista. Nonostante questo Alicia ha meritatamente vinto l'oscar per quest'ultima categoria, e anche Eddie si sarebbe meritato il suo.
Infatti, anche se può sembrare più facile immedesimarsi nella figura di Gerda, Redmayne riesce comunque a trasmettere il malessere di Einer/Lili, il suo bisogno di potersi mostrare per quello che è senza doversi reprimere e nascondere per paura di essere considerato un pazzo, un diverso. L'attore inglese si mostra ancora una volta in tutta la sua versatilità, aiutato anche dai lineamenti delicati che lo caratterizzano. Accertata la bravura di Redmayne (Premio Oscar nel 2015 per La teoria del tutto), nessuno può criticare la vittoria di Di Caprio, che quest'anno con Revenant ha veramente fatto quel qualcosa in più che gli ha permesso di spiccare tra gli altri, e non solo per la sue già appurate capacità recitative.
Infatti, anche se può sembrare più facile immedesimarsi nella figura di Gerda, Redmayne riesce comunque a trasmettere il malessere di Einer/Lili, il suo bisogno di potersi mostrare per quello che è senza doversi reprimere e nascondere per paura di essere considerato un pazzo, un diverso. L'attore inglese si mostra ancora una volta in tutta la sua versatilità, aiutato anche dai lineamenti delicati che lo caratterizzano. Accertata la bravura di Redmayne (Premio Oscar nel 2015 per La teoria del tutto), nessuno può criticare la vittoria di Di Caprio, che quest'anno con Revenant ha veramente fatto quel qualcosa in più che gli ha permesso di spiccare tra gli altri, e non solo per la sue già appurate capacità recitative.
La pellicola è stata chiamata a concorrere anche per la miglior scenografia e per i miglior costumi, battuta in entrambe le categorie da Mad Max: Fury Road. Parliamoci chiaro, pur non avendo ancora visto Mad Max mi è risultato palese che la scena che hanno ripetutamente mostrato durante la presentazione delle varie categorie fosse praticamente la stessa. L'accoppiata carro armato - deserto può effettivamente superare in bellezza e stupore i canali Copenaghen e gli arredamenti di Parigi?
Non lo so.
Nella categoria dedicata ai miglior costumi sinceramente avrei preferito che almeno vincesse Cenerentola, ma anche questa statuetta è andata a Mad Max.
Che ce vogliamo fa'.
Il film è bello e risulta coinvolgente, anche se questo aspetto è forse in parte minato dalla regia di Tom Hooper che ha scelto di utilizzare dei tempi un po' lenti. Infatti l'unica pecca mio parere sta proprio nel fatto che carente il pathos che si riesce a provare osservando il dramma di Einer, tragedia personale così intensa da costringere l'uomo a sottoporsi a più di un intervento per potersi sentire libero.
Il film è bello e risulta coinvolgente, anche se questo aspetto è forse in parte minato dalla regia di Tom Hooper che ha scelto di utilizzare dei tempi un po' lenti. Infatti l'unica pecca mio parere sta proprio nel fatto che carente il pathos che si riesce a provare osservando il dramma di Einer, tragedia personale così intensa da costringere l'uomo a sottoporsi a più di un intervento per potersi sentire libero.
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